Da quando la Zelens’kyj band ha interrotto le prenotazioni di bimbi dall’Ucraina,
prelazioni di donne “milionarie” e di gagliardi pupi, diversamente normali, una brillante prof. dell’Università di Oslo ha pensato a come rimediare alla penuria dei serbatoi di bimbi a
gettone.
È la dolcissima Anna Smajdor, del regno dei salmoni (nel quadretto funebre) che ha partorito un’idea degna dei momenti più vivaci del dott. Josef Mengele, una genialata ripresa e sponsorizzata perfino dal popolare quotidiano britannico Daily Mail, una trovata che piace molto alla democrazia progressista di cultura anglosassone.
La docente di bioetica Medica (roba da non credere) lancia la «donazione gestazionale dell’intero corpo».

Di cosa si tratta?
Un po’ di pazienza. Prima di farvi una decina di canne, per entrare nell’ordine delle idee, pensate a quanto sarebbe bello far nascere una vita da un corpo cerebralmente morto, magari da quello di vostra sorella, o da quello di vostra moglie, o da quello di vostra figlia o ancora da quello di vostra madre.
Per Anna il corpo esanime (improduttivo) è un «mezzo per arrivare ad un fine nobile (quindi rigorosamente produttivo).
E se per caso l’operazione non dovesse riuscire?
Chi se ne frega, la madre era già morta, mica può morire due volte. E i committenti (meglio non chiamarli genitori in corridoio)? Beh, loro attendono teneramente mano nella mano, ma sono pur sempre degli osservatori esterni; se la cosa dovesse andare male, qualche lacrimuccia e poi di nuovo in attesa di un’offerta migliore.
Sappiamo che la cosmopolita Anna pensa anche che le donne debbano liberarsi dalla responsabilità della gestazione, gli uomini, del resto, mica ce l’hanno.

Oddio, come non averci pensato?
Non stupitevi, ha pensato anche a quello! Le gravidanze possono essere portate a termine
anche al di fuori dell’utero» e quindi perché non mettere «incinto» un maschio, tenuto in
vita artificialmente da un ventilatore meccanico e un po’ d’iniezioni di ormoni?
Dopo tutto, prosegue in armonia gender fluid la scienziata norvegese, basta impiantargli il feto nel fegato.
In questo modo si risolverebbe anche il problema della eventuale scarsità delle
volontarie, vive o morte che siano.
Prima di chiudere questa storia vomitevole, segno dell’ennesimo degrado di una
società senza futuro e senza dignità, rivolgo un pensiero alle creature che saranno
sfornate dai corpi senza il soffio vitale, da carne da smaltire senza transitare al camposanto e fors’anche da dare in pasto (il mito della ricicleria) a qualche gatto randagio.
Queste creature saranno private di quel sentimento che lega ogni uomo e
ogni donna, più di ogni altra cosa, alla fonte della sua vita (di mamma ce n’è una
sola)
E allora….
In attesa dei futuri annunci:
“Vendo un corpo di classe A+++ primo ingresso, euro 10.000, non trattabili”,
un invito, al cuore primigenio della Chiesa Cattolica.
Valutato che la nostra cristianità, tra un selfie e l’altro del suo rappresentante, sta evaporando, se ci sei ancora, batti un colpo!