PARTE PRIMA
Oggi vogliamo parlare delle conseguenze della pandemia sul e nel mondo del lavoro in Italia. Cercheremo di farlo senza entrare nel merito di giudizi politici, riportando solo fatti e cifre in maniera asettica, per vedere, poi, come questi fatti e queste cifre abbiano o meno influito sui nostri lavoratori.
Analizziamo, prima di tutto, brevemente, la nostra attuale situazione finanziaria. Il debito pubblico è salito dal 134,6% del Pil nel 2019 al 157,5% nel 2020. Quest’anno crescerà ancora, arrivando a toccare il 159,7%, in peggioramento rispetto alla stima dello scorso ottobre. In termini assoluti è cresciuto di 173 miliardi nell’arco di nove mesi, arrivando a quota 2.582 miliardi a settembre scorso.
Vediamo ora l’ammontare delle somme stanziate per l’Italia dall’Europa. Si è parlato molto, negli ultimi mesi, di questi aiuti e le valutazioni fatte dai nostri ministri, a nostro avviso, sono state esagerate.
In questa prima parte ometteremo di parlare dei fondi rinvenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e prenderemo in considerazione le altre tre linee di finanziamento anticovid; il SURE, il REACT EU ed i nostri finanziamenti interni “IN DEFICIT”.
I 27 mld del Sure, l’Italia li ha spesi già, per far fronte all’enorme crescita della Cassa Integrazione; d’altrode era questo che l’Europa prevedeva per l’utilizzo di questi fondi. Naturalmente bisogna far attenzione al fatto che questi “prestiti” andranno restituiti.
Per quanto riguarda i 14 mld del React Eu, va precisato che, per questi fondi, l’Europa ha dato ampio mandato decisionale agli stati membri e che i finanziamenti devono essere indirizzati, in maniera specifica, al mantenimento e all’aumento dei posti di lavoro.
Il React Eu va ad aggiungersi ai fondi europei FEASR e FSE ecc. e quindi segue l’iter burocratico di questi ultimi.
La prima cosa che salta subito all’occhio, è che la stragrande maggioranza delle risorse sono state indirizzate verso il Sud. Tutti siamo pienamente consci della situazione occupazionale, specialmente di quella giovanile, del Sud d’Italia, ma investire il 70% delle risorse al Sud ci sembra un poco esagerato; anche perché qui non stiamo parlando delle conseguenze di un terremoto o di un’alluvione, ma di una pandemia, che ha falcidiato tutti gli italiani da nord a sud.
Ma anche lasciando perdere questa nostra valutazione iniziale, non riusciamo a comprendere cosa c’entra con il mondo del lavoro:
l’ inclusione sociale, il cablaggio edifici scolastici, la competitività per la transizione energetica, l’ ambiente ed il clima.
Queste problematiche sono stati trattate, fino allo sfinimento, dalla Ursula von der Leyen, nello R.R.F. e lì devono trovare attuazione e risorse finanziarie, non certo nel React Eu che dovrebbe avere tutt’ altro obiettivo; quello della tutela dei posti di Lavoro. In questo settore specifico, invece, abbiamo rilevato che sono arrivati solo circa 6 mld, dei quali la stragrande maggioranza impiegati per la defiscalizzazione; vi è poi un non ben identificato “Fondo nuove competenze e altre politiche attive del lavoro” e 500 mln di bonus assunzioni; basta. Ben poco, se si pensa che tutti gli altri fondi andranno persi in mille rigagnoli di spese vaghe ed aleatorie, per le quali abbiamo fatto qualche esempio poco sopra.
Vogliamo adesso, brevemente, ricordare al lettore anche come abbiamo iniziato a spendere, in questa prima fase, i nostri propri fondi interni “ in deficit”.
In attesa della manna europea, l’Italia ha messo in atto dei meccanismi di finanziamento per arginare i danni provocati dalla pandemia; ma nel provvedimento “Cura Italia” e nel provvedimento “Rilancio” troviamo numerose poste che male si coniugano con un paese in crisi per pandemia, che sta perdendo migliaia di posti lavoro e centinaia di piccole e medie aziende. Solo per fare qualche esempio abbiamo assistito, purtroppo, senza poter fare nulla a finanziamenti per:
Potenziamento delle risorse umane del Ministero della salute (no negli ospedali), come se circa duemila dipendenti fossero insufficienti per far fronte alla pandemia.
Assunzione urgente di funzionari tecnici per la biologia, la chimica e la fisica presso le strutture sanitarie militari. Si, avete capito bene!
Potenziamento risorse umane dell’INAIL. Ma per fare cosa?
Tax credit vacanze per chi in vacanza non aveva ne voglia ne possibilità fisica di andare.
Bonus una tantum edicole (queste attività sonon state le uniche a restare sempre aperte anche in zona ultrarossa)
Credito d’imposta per l’acquisto della carta dei giornali (vedi sopra)
Fondo emergenze emittenti locali (vedi sopra)
Regime di forfettizzazione delle rese dei giornali (vedi sopra)
Incremento delle borse di studio degli specializzandi.
3.000 Padiglioni Primule per le vaccinazioni (21 postazioni ci sono costate 8 milioni), poi il progetto è stato fortunatamente abbandonato.
Banchi a rotelle per le scuole, forse per far giocare gli studenti che, oltretutto, erano tutti a casa.
Biciclette e monopattini elettrici, per far divertire chi?
A quanto suesposto bisogna aggiungere gli aiuti “a pioggia” distribuiti a tutti, senza un motivo specifico; Carta famiglia, Bonus spesa, Voucher baby sitter, Bonus di euro 600, bonus 100 dipendenti in sede, ed altri ancora; la “carta docente” uno speciale bonus di 500 dedicato agli insegnanti; ultimo ma non ultimo, il finanziamento a tutte le attività con partita Iva, senza fare distinzioni di bilanci e senza verificare se quelle partite Iva erano attive o meno; si è arrivati a finanziare, a fondo perduto, anche le aziende inattive, cioè chiuse chissà da quanto tempo e per quali motivi, a patto, però, che la partita IVA risultasse ancora attiva.
Per non parlare poi dei navigator; 2.700 ragazzi assunti dallo Stato per trovare lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza; flop totale della misura e di queste figure, volute dall’allora presidente del consiglio e dalla variopinta maggioranza che lo sosteneva; questo scherzetto è costato, solo per lo stipendio del prof Parisi, 360mila euro di retribuzioni, più vitto, alloggio e trasporto. L’esimio Sig. Parisi, infatti, non ha mai lasciato la sua dimora negli Stati Uniti ed è stato “costretto” a fare la spola tra Italia e Stati Uniti, a spese dei contribuenti.
Accenniamo solo all’ assurda follia della lotteria dei tickets, per terminare con il finanziamento del 110% accordato a tutti i possessori di case, poca importa se prime, seconde o terze, per sostituzione di serramenti ed infissi, per pannelli solari e tante altre cose tutte legate al riparmio energetico. Certo che, una nazione con un bilancio finanziario disastrato, accordi ai propri cittadini un finanziamento più alto delle spese effettivamente sostenute, non è una cosa che riusciamo proprio a comprendere; anche perché, comunque esistono già da anni facilitazioni per i lavori sugli immobili che coprono il 60, 70, 80% delle spese.
Possiamo, a questo punto, fare un primo sommario bilancio, di quante risorse tra quelle che il Governo poteva impiegare a suo insindacabile giudizio, siano state spese per il mondo del lavoro in generale ma soprattutto per le politiche attive del lavoro.
Abbiamo constatato che i fondi Sure sono stati impiegati per la Cassa Integrazione e che quelli propri “in deficit”, sono finiti in mille direzioni diverse, sotto forma di inutili irrisori sussidi o mera carità; o, come sopra esposto, improvvidamente spesi per beni di consumo inutili o per giochi tipo le estrazioni a premio. Per quanto riguarda il React Eu sui 13 mld solo 6 mld sono stati indirizzati verso il comparto Lavoro e nemmeno in maniera diretta, bensì con l’aleatoria politica della defiscalizzazione.
Nessuno di noi sostiene che sia facile creare posti di lavoro stabili, però, vista la strordinarietà delle risorse a disposizione, il Governo poteva e doveva fare di più. Pochi spiccioli a tutti gli italiani non hanno arricchito nessuno; forse sarebbe stato il caso di concentrare gli aiuti a chi, di fatto, crea occupazione, e cioè tutte quelle migliaia di piccole e medie imprese che si sono trovate in estrema difficoltà, a causa della pandemia. Si sono persi mesi a decidere se aprire gli stadi o le discoteche; forse sarebbe stato meglio studiare un sistema, temporaneo, di economia nazionale, affinchè le risorse spese potessero affluire nella casse del Made in Italy, con un evidente beneficio per i lavoratori italiani. Forse sarebbe stato il caso di evitare una fuga all’estero dei nostri connazionali per le ferie e indirizzare quella marea di risorse “pronta cassa” a favore delle località turistiche della nostra meravigliosa Italia. Si potrebbe continuare all’infinito, ma ci fermiamo qui.
Come Organizzazione Sindacale, non possiamo che essere delusi di quanto constatato sino ad ora, e, seriamente preoccupati, per come potranno essere spesi i fondi del R.R.F., del quale parleremo nella seconda parte.