Abbiamo festeggiato Il 25 aprile, con il coprifuoco, il primo maggio, assente il lavoro, con una lectio magistralis contro omotransfobia e ci apprestiamo a solennizzare il 2 giugno con i poteri della Repubblica trasferiti a Bruxelles.
Povera Italia, da faro della cultura a colonia immersa nel nichilismo del pensiero catastrofico virale, capace di trasformare l’assurdo in realtà e l’esistenza in fantasia.
Ci sarebbero tutti gli ingredienti per una rivoluzione a solo rimembrare la funzione del contratto sociale, nato come diritto a garanzia dei più deboli.
Jean Jacques Rousseau, era il lontano 1762, nel suo famoso trattato politico sociale annotava: “L’uomo è nato libero e ovunque si trova in catene”. Non è cambiato molto da allora.
Ai tempi del filosofo svizzero gli uomini portavano le catene ai piedi, oggi, le hanno impiantate nel cervello.
L’affermazione del pensiero acritico, l’esposizione iconografica della paura, la minaccia dell’emarginazione sociale, e la mistificazione istituzionalizzata della verità, hanno concesso al potere istituzionale di violare il corpo fisico dell’umanità, obbligandola a subire, nell’essenza delle sue membra, l’inoculazione di farmaci sperimentali e dichiaratamente perniciosi per la salute.
Il nulla osta al vilipendio del nostro corpo, come condizione permissiva e pregiudiziale, richiedeva l’inesistenza di cure alternative della Covid. 19; terapie che pure c’erano e che nel frattempo si sono anche sperimentate, protocolli volutamente ignorati, che avrebbero salvato migliaia di vite umane come dimostrano i registri di cura, non secretati, di quei medici che disobbedendo alla miopia criminale delle direttive ministeriali che raccomandava il contatto telefonico, hanno eroicamente visitato curato e guarito chi coraggiosamente gli ha creduto.
Coraggiosamente è un avverbio calzante perché neppure Joseph Goebbels avrebbe saputo manipolare e terrorizzare gli italiani come ha fatto il bipensiero del ministro Speranza, l’autore di un libro sulla Covid 19 che per vergogna ha subito ritirato dal mercato.
Le libertà di pensiero, di circolazione, di aggregazione, di culto, di salute, di istruzione, di assistenza e molto altro, sono state sacrificate per l’interesse, lato senso, di un verminaio di uomini, in parte ignoranti, in parte corrotti, in parte predatori.
Uomini senza onore e umanità che ambiscono a trasformarci in macchine video controllate al servizio della produzione, monitorati nelle spese, scrutati e ricattati nelle nostre debolezze. Le bestie si preparano a godere di una maggiore dignità.
Se gli uomini dell’illuminismo hanno provato ad emanciparci dalla religione e dall’ignoranza, condizioni che giocano sempre a favore dei più forte, non attendiamoci novelli salvatori.
I timonieri del potere dispongono di immense ricchezze, controllano la finanza e l’economia, monopolizzano i media, l’istruzione, la ricerca, la salute, la previdenza, l’agroalimentare e si rinforzano sempre di più, favoriti da incontrastati processi aggregativi e da un’economia, anche pandemica, programmata per renderli invincibili.
I conti economici delle “big corporate” della finanza, del farmaco, del digitale e della delivery, aumentano in forma esponenziale i loro profitti mentre, per scelta politica, si distruggono le attività che generano vera ricchezza e autentico lavoro.
Sono, le prime, entità sottrattive del potere d’imperio degli stati nazionali, nebulose immuni da ogni giurisdizione, libere di agire come Dio, svincolate da ogni inibizione etica e morale.
Hanno la sovranità della moneta che creano ex nihilo e sono emancipate da ogni controllo democratico
Nel cuore di ogni italiano, si dice, batte la costituzione più bella del mondo, lo strumento che doveva uniformare l’ordinamento legislativo e modellare la società sui valori simbolo della riscossa dell’uomo libero, solidale e comunitario; principi definiti sacri ed inviolabili (quindi intangibili) per tutti e per qualcuno ancora di più perché su quel documento ha anche giurato, impegnandosi a difenderlo e rispettarlo.
Esimio Presidente della Repubblica, se ci sei, batti un colpo e rendilo visibile; dopo, se vuoi, continua pure con le frasi di circostanza, le improvvisate, i ricevimenti, le celebrazioni e i monumenti alla memoria. La Carta che ispira la nostra legislazione è stata redatta in modo tale che anche un abituale consumatore di vino vecchio può comprenderla agevolmente.
La costituzione è scritta in un mirabile italiano, è scorrevole e comprensibile; la scuola, a quei tempi, forgiava politici di buona cultura.
Non serve una Commissione di studio per interpretarla, anche il politico italiano, mediamente ignorante, può arrivarci senza tutoraggio.
Ma il tempo passa e la democrazia (quella al servizio di tutta la società con un occhio particolare per i più deboli che, con tutto il rispetto, non sono gli LGBT), si sta spegnendo.
Accorgersi non è così difficile, anche se la nostra esistenza scorrere veloce tra l’ansia di trovare o mantenere un lavoro e l’artato bisogno del consumo ininterrotto.
Noi proveremo ad aiutarvi in questo percorso (questa breve riflessione è un solo uno squillo di tromba) ma ricordatevi “Chi non osa nulla non può né deve sperare in nulla”.
È una frase che fa paura ai codardi perché è una proposizione che richiama il diritto alla resistenza, un diritto riconosciuto dalla giurisprudenza internazionale, dalla dottrina e indirettamente anche dalla nostra Costituzione (tra i cosiddetti diritti implicitamente protetti articoli 2, 11, 52, 54, e da leggi ordinarie e militari).
Il contratto sociale è sottoposto, è bene ricordarlo, a condizioni precise. La legge impone il rispetto delle regole ma non impera ne può imperare quando le carte sono truccate.
La democrazia, quella vera, purtroppo estranea alla nostra contemporaneità, richiama una significativa citazione di Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti d’America: “Una piccola insurrezione, di tanto in tanto, è una cosa buona e così necessaria nel mondo politico come i temporali in quello fisico. Previene la degenerazione del governo e alimenta una generale attenzione per la cosa pubblica”.
Noi siamo ad un bivio; da una parte la strada del declino assoluto, un tracciato che abbiamo già imboccato, dall’altra un percorso di speranza, ancora da disegnare, sicuramente non pantofolaio. Senza un’assunzione di rischio, senza un forte impegno e senza un po’ di sofferenza non ci saranno orizzonti sereni ad attenderci.
Nota a beneficio delle pubblicazioni che seguiranno:
- Il Presidente della Repubblica è il garante della Costituzione
- Tutti i cittadini hanno il dovere di osservare la Costituzione.
- Il Presidente del Consiglio e i ministri giurano di osservarne lealmente la Costituzione
- I corpi militari giurano di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione
- I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge