HomeVALORI SINDACALISchiavi delle buone idee, lontani dagli intrighi di palazzo.

Schiavi delle buone idee, lontani dagli intrighi di palazzo.

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In altri anni il sindacato raccoglieva adesioni consapevoli e di scopo, oggi, complice la caduta dei valori e la scomparsa delle ideologie, assorbe una gran massa di lavoratori disorientati. Il dirottamento dell’attenzione dal necessario al superfluo parte, con buona probabilità, dal marketing aziendale. “Le persone contano più dei numeri”, recita la formula pubblicitaria edita dalla “purezza cristallina” dei dirigenti del Monte dei Paschi di Siena, non proprio degli apostoli di santità. Pare che sulla scia di questi adulatori si siano posizionati molti sindacalisti. Del resto l’illuminante (nel virgolettato) pensiero dello scrittore inglese Jonathan Coe, ci aiuterà a capire cosa può succedere nel mondo reale in assenza degli anticorpi dell’onestà. Ammonisce Coe:

“Prendi un po’ di rappresentanti sindacali, invitali al piano di sopra, mettili a sedere al tavolo della sala riunioni, falli sentire importanti. Mettili a parte di qualche segreto, niente di troppo delicato, attenzione, giusto qualche bocconcino per fargli credere di essere addentro alle segrete cose. E all’improvviso ecco che si sentono così pieni di sé, all’improvviso cominciano a vedere le cose dal punto di vista della dirigenza.”

Piuttosto chiaro, convenite? Perché stupirsi allora se un certo sindacalismo, scimmiottando gli autorevoli committenti, mascherato da buona fatina, offre il superfluo e scarta l’essenziale (la tutela istituzionale). La verità dietro al sipario, non di rado si chiama “conflitto di interesse”; un bel problema per chi, nel momento del bisogno, si affida a questi intraprendenti paladini del lavoro. Pochi valutano, fino al giorno dell’imprevisto, l’importanza di un’adesione sindacale ragionata e la presenza sul territorio di quadri sindacali onesti e preparati. Peccato, perché quando capita il fattaccio, spesso inatteso, a poco vale il rimpianto. Il sindacato opera, o quanto meno dovrebbe operare, in un’area esterna alla logica del profitto, dove la rettitudine, l’impegno e la buona formazione dovrebbero prevalere sull’arte della vendita e della manipolazione del consenso; dove la simpatia e perfino l’amicizia dovrebbero restarne fuori dalla porta. Il vero sindacalista è fedele ad un progetto che poggia su delle idee che a loro volta attingono da una filosofia che sposa gli interessi della parte che rappresenta. Ecco perché l’amicizia (si badi bene, in ambito sindacale) può costituire un problema: Per non tradire l’amico tradisco la comunità!

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