“Gutta cavat lapidem” (la goccia scava la roccia).
Non occorre essere dei giganti per vincere un gigante, basta agire e colpire compatti, con costanza, fiducia, precisione e determinazione. In un’epoca dove tutto cambia velocemente e dove pochi decisori tracciano il destino di una moltitudine di anime prive di consapevolezza, perché non provare ad invertire il flusso dell’energia e conquistarlo al nostro servizio, scombinando le regole del gioco?
La concertazione? Una speranza delusa.
Le regole del metodo concertativo, elaborate per superare la conflittualità lavorativa in funzione della pace sociale, dovevano premiare tutte le componenti produttive ma presupponevano il rispetto di alcuni caposaldi:
• le parti dovevano condividere un progetto comune;
• il progetto doveva portare reciproci vantaggi;
• le trattative dovevano svolgersi nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede;
• i partecipanti non dovevano essere in conflitto d’interesse;
• le parti, seppure non necessariamente di forza equivalente, dovevano essere in grado, in caso di violazione dei patti, di danneggiarsi reciprocamente e di questo dovevano essere ben consapevoli.
Mancando anche uno solo di questi equilibratori, la concertazione avrebbe premiato solo ed interamente la parte più forte. Così è stato. Ecco perché, stante l’attuale situazione, la concertazione va sospesa e le relazioni sindacali reimpostate su un livello di confronto che liberi la parte sindacale da tutti quei vincoli, anche ideologici, che le impediscono di esercitare il suo ruolo di protagonista indipendente e al servizio dei lavoratori.
E’ così vero quanto asserito che la parte datoriale è sempre più orientata a depotenziare la contrattazione nazionale a beneficio degli accordi decentrati (di gruppo, integrativi, territoriali, di prossimità) dove i tanti Davide senza fionda (e senza adeguata formazione) devono affrontare feroci ed addestrati Golia con il carro armato.